di Serena, coordinatrice di Casa Elena

Quando è arrivato a Casa Elena, Matteo non studiava né lavorava. Molto timido e decisamente introverso, aveva faticosamente finito un istituto tecnico, ma poi più nulla. Era arrivato da noi su indicazione del suo psicoterapeuta. Anche perché aveva qualche difficoltà nell’apprendimento, un rapporto complicato col cibo e problemi di relazione dopo alcuni episodi di bullismo vissuti a scuola.
Dopo i primi incontri ci siamo accorti che il suo era un quadro clinico abbastanza grave e, di comune accordo con la famiglia, abbiamo iniziato un percorso individuale per inserire Matteo nei nostri laboratori artistici e per accoglierlo a Casa Elena anche durante i pranzi condivisi con gli altri utenti. Nel frattempo, la psichiatra del servizio, con cui lavoro a stretto contatto in quanto è la responsabile del progetto, ha parlato con lo psicoterapeuta del ragazzo stabilendo come obiettivo comune la presa in carico da parte del Centro Psico Sociale (CPS) competente, che già aveva visto Matteo, ma troppo velocemente per un’adeguata diagnosi e comprensione del quadro clinico.
I mesi passano in fretta, Matteo continua a frequentare con voglia Casa Elena praticamente ogni settimana, il rapporto con la sua famiglia non è facile, ma si consolida e, dopo alcuni anni di lavoro, finalmente il CPS lo prende in carico, facendogli frequentare anche il loro centro diurno.
Lavoriamo insieme, si crea una sorta di “alleanza terapeutica” che porta a un progetto riabilitativo condiviso, anche dai genitori. E i risultati si vedono nei comportamenti quotidiani di Matteo che, giorno dopo giorno, si relaziona e apre con gli altri utenti, acquisisce consapevolezza della malattia e migliora anche nella gestione dei sintomi.
Quando ha lasciato Casa Elena, Matteo aveva un lavoro. Dopo mesi di preparazione e accompagnamento, infatti, era giunto per lui il momento di iniziare ad avere un’occupazione e, qualche tempo dopo, di concludere la sua esperienza con noi. Non è stato facile mettere la parola fine al suo progetto, dopo così tanto tempo insieme. Ma il lungo colloquio che abbiamo avuto, nel quale lui stesso ha ripercorso tutte le tappe compiute e indicato tutti i progressi fatti, è stato proprio un bel modo per salutarci.